Natale 1944 – Natale 2020
Per i militari italiani internati nei lager nazisti, il Natale 1944 fu una delle tante dure prove alle quali furono sottoposti: la malinconia, l’infinita tristezza, il senso di vuoto, la nostalgia di casa e della famiglia era sfumata dalla solidarietà con i compagni di baracca e dalla speranza di ritornare, un giorno, ad abbracciare i loro cari in un’Italia nuova e – finalmente – diversa.
Mio nonno, il colonnello Francesco Grasso, uno dei 650.000 IMI deportati nei lager nazisti, il 25 dicembre 1944 dall’Oflag 73 di Norimberga scriveva: È questo il secondo Natale che passo lontano dai miei. Mi sento alquanto sollevato essendo scomparsa la preoccupazione per il male all’orecchio, ma l’animo mio è pieno di infinita tristezza. Il professor Masic, che è venuto a trovarmi: trova che la ferita va benone, si congratula con me e asserisce che la mia deve essere una costituzione più che sana, e che devo avere una riserva inesauribile di energie. Mancano i materiali sterili per le medicature, ma egli ne ha racimolati un poco, di nascosto, presso l’infermeria francese e mi dice che li terrà da parte per me. Aggiunge che in seguito dovremo accontentarci della carta igienica per proteggere la ferita ma che tutto andrà ugualmente bene. Lo ringrazio commosso e sento della vera ammirazione per quest’uomo, per questo straniero, che, strappato alla sua terra e alla sua famiglia dagli Italiani, dimostra tanta umana considerazione per un italiano. Il capitano Reale lo invita a trascorrere con noi la ricorrenza del nostro Natale. Accetta e la sua compagnia, i suoi scherzi, i giochi di prestigio che fa con le carte, ci tengono distratti e quasi contenti. Fa molto freddo e siamo costretti a stare a letto col cappotto.
Il professor Masic era un medico serbo che, catturato dagli italiani, passò poi prigioniero dei tedeschi. Operò mio nonno il 21 dicembre 1944 per una grave mastoidite.

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